L’alzata ancora di più di qualsiasi altro gesto tecnico richiede un enorme controllo del proprio corpo e del pallone anche nelle condizioni spesso complicate dovute al vento, al solo o ad altissimo livello anche a causa della pioggia.
…se oltre tutti i vari agenti atmosferici inseriamo anche nelle possibilità che l’atleta non sia lucido nel momento dell’alzata a causa della sua stanchezza, è facile pensare che la precisione viene quasi certamente a mancare e di conseguenza a non mettere nella miglior condizione possibile il proprio compagno ad attaccare.
Per questo uno degli esercizi proposti all’interno degli allenamenti della Beach Volley Training a Torino è quello di sottoporre l’uomo di rete ad una serie continua di alzate intervallate dai classici spostamenti che il gioco prevede, cioè, salto a muro, ricerca della palla, che in questo caso viene buttata in aria dal compagno, ma che durante il gioco verrebbe difesa e per finire con il gesto tecnico dell’alzata.
Il numero di alzate da eseguire dipende moltissimo dallo stato di forma dei vostri atleti, e delle loro capacità tecniche, ipotizzando quindi che un numero di palloni tra i 2 e i 10 possano essere il range su cui andare a lavorare.
Un esercizio semplice che non ha bisogno di molte spiegazioni, un video esplicativo girato sui nostri campi che fa ben capire le sue dinamiche e le velocità di esecuzione.
Ecco il video:
Il Beach Volley senza dubbio può essere considerato uno degli sport più dinamici per varietà di movimenti e per la superficie di gioco da dover gestire da parte dei due atleti in gara.
La velocità di spostamento, la tecnica insieme alla condizione fisica determinano il risultato del singolo punto o spesso dell’intera partita. Questo a qualsiasi livello, non bisogna commettere l’errore di pensare che solo i campioni del circuito mondiale devono essere pronti fisicamente per gestire le situazioni alla massima velocità e con un altissimo rendimento, ma spesso , anzi quasi sempre, la condizione atletica inferisce notevolmente nelle situazioni dove sono già presenti delle lacune tecniche.
Proprio per questo possiamo affermare che la parte di preparazione fisica nel gioco del BeachVolley è fondamentale a qualsiasi livello e categoria, pretendo fin dalla giovanissima età.
L’esercizio di oggi è stato ideato per il miglioramento dello spostamento laterale in una condizione di difesa, che non prevede nessun tipo di recupero in tuffo.
Questo esercizio può essere svolto tranquillamente a terzine, con due giocatori di difesa e uno di attacco.
I due giocatori saranno collegati tra loro da un LoopBand , resistenza elastica che prevede quindi da parte di entrambi una fase di lavoro continuo, vediamo il perché …
Quando il giocatore di Destra, andrà ad eseguire lo spostamento, il giocatore di sinistra sarà costretto a mantenere una posizione di caricamento (semi-squat) per mettersi in condizione di tenere il baricentro basso ed evitare di essere spostato dalla forza di inerzia data dalla resistenza elastica.
Questo tipo di esercizio prevede uno spostamento poco più ampio di un paio di metri dalla posizione di partenza. La distanza del movimento è determinata tantissimo dalla resistenza elastica che come potete ben immaginare, se troppo debole, non ha un gran valore nel movimento a breve raggio, mentre se troppo resistente rischia di non far nemmeno muovere l’atleta in difesa.
La resistenza elastica può essere utilizzata fino in giovane età, con l’unica accortezza che l’elastico si appoggiato nella zona del bacino, e non sulla zona lombare, in quanto caricherebbe in modo sbagliato tutta la catena cinetica posteriore .
il video:
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Nello sport, come nella vita, ci sono incontri casuali che si rivelano essere, poi, letteralmente provvidenziali. Il destino, d’altra parte, è per natura imprevedibile. Lo sa bene Greta Cicolari, una vita in palestra a inseguire, una schiacciata dopo l’altra, un sogno chiamato Olimpiade. Nel 2007 la convocazione con la nazionale indoor, poi la scelta di intraprendere una nuova strada, abbandonando il taraflex per dedicarsi, anima e corpo, alla sabbia.
“Il mio primo “incontro” con il beach volley – racconta Greta – è stato quasi un caso, uno scherzo. Con un’amica abbiamo deciso di provare a giocare qualche partitella ma personalmente odiavo la sabbia e così non ho dato seguito a quell’esperienza. Nel 2007, poi, è arrivata la convocazione con la nazionale indoor e per questo non ho nemmeno preso in considerazione di partecipare a qualche torneo, cosa che invece è capitata l’anno successivo, nel 2008, quando Silvia Fanella mi ha chiesto di giocare con lei visto che la sua compagna era infortunata. Questa volta l’impatto è stato migliore, tanto che nel 2008 ci ho riprovato, con l’obiettivo questa volta di entrare in nazionale”.
Come è stato ripartire da uno sport tutto nuovo? “Diciamo che sono stata abituata, nella mia vita, a praticare molti sport, basti pensare che dai 6 ai 16 anni ho fatto Judo, arrivando addirittura alla cintura nera, e che solo a 14 anni ho cominciato a giocare a volley. Dopo dieci anni passati in palestra, a girare l’Italia e non solo, ho scelto di rompere la routine e ripartire. Ho abbandonato un mondo sicuro, perché all’epoca nel volley c’erano stipendi buoni e gli impegni venivano sempre onorati, per inseguire quel sogno che avevo fin da bambina, partecipare alle Olimpiadi. Per inseguire quel sogno ho anche compiuto sacrifici a livello economico, nei primi tempi soprattutto, ma non rimpiango nulla: è stato fantastico realizzare quel che desideravo fin da piccola”.
Per te l’incontro con il beach volley è stato decisamente “tardivo” ma quale pensi possa essere, per un ragazzo o una ragazza, l’età migliore per cominciare a praticare questo sport? “Difficile davvero dare una risposta, penso che a 15-16 anni il fisico sia già ben predisposto per avviare uno sport impegnativo come il beach volley ma forse l’età migliore per praticare questo sport è successiva. È uno sport che “stressa” molto a livello mentale e se non si è ben temprati il rischio di crollare e mollare presto è alto. I bambini? In Italia si sta cominciando adesso ad avviarli presto al beach volley, con un approccio che prediliga soprattutto l’aspetto ludico e penso che questo sia corretto. Tuttavia è un’esperienza davvero nuova e solo tra qualche anno potremo tracciare un bilancio”.
Quali caratteristiche fisiche e mentali dovrebbe avere un beacher? “Bisogna essere molto forti, in tutti i sensi. A livello mentale, perché alla fine, a differenza di quello che avviene magari in palestra, ti ritrovi a essere solo: le tue difficoltà non le dici nemmeno alla compagna perché la metteresti, a sua volta, in difficoltà. Ho pianto spesso in albergo, in aereo... bisogna avere la forza di superare tutti questi ostacoli. A ivello fisico, allo stesso modo, parliamo di uno sport molto impegnativo. Ci vuole molto a trovare la forma, poi ti ritrovi a preparare e a giocare 6-7 partite in tre giorni. Devi avere alle spalle un lavoro fisico, di preparazione, molto intenso e specifico. Inizi ad allenarti a dicembre, poi quando ad aprile inizia la stagione vera e propria passi 5-6 mesi in cui giochi e basta, con uno stress fisico quotidiano non indifferente”.
Hai notato differenze, con il passare degli anni, nella preparazione? “Sicuramente all’inizio è stata durissima, ora credo di avere una specie di “base” che mi consente di ripartire ogni anno con meno problemi. Ora, per esempio, so che in un mesetto riesco a entrare in forma, mentre prima ci voleva molto più tempo. Va detto, però, che il lavoro è davvero molto specifico e che, anche per questo, le “risposte” variano da atleta ad atleta”.
Quanto conta il talento per un beacher? “Sicuramente bisogna essere portati, non solo a livello tecnico ma anche a livello fisico. Costruire un giocatore dal nulla si può fare ma è un lavoro durissimo: se non sei portato la sabbia diventa un vero e proprio nemico. Predisposizione e talento fanno per il 70% un giocatore, il resto si allena quotidianamente. Discorso che vale soprattutto per il giocatore di “muro”, mentre quello di “difesa” ha qualche vincolo in meno”.
Quanto si lavora sul campo e quanto, invece, in sala pesi? “Generalmente si alterna il lavoro in sala pesi con quello sulla sabbia, che non è prettamente tecnico. Spesso, infatti, si lavora sulla preparazione anche sul campo, magari con delle “ripetute” quando il corpo è già stanco, in modo da abituarlo a un determinato tipo di stress fisico. Nella seconda fase della preparazione, invece, diventa preponderante la parte tecnica in cui, comunque, non manca il lavoro fisico: sulla sabbia, d’altra parte, è così per forza. La differenza con l’indoor? Se in palestra non fai pesi rischi di farti male, la sabbia già di suo ti allena e, per questo, ci sono meno rischi”.
Come fate per curare la parte “fisica” mentre siete in giro per il mondo per i tornei? “Il World Tour ti mette delle strutture a disposizione, sia palestre che campi, poi ti inventi di tutto per “lavorare”, anche fare esercizi di corpo libero in stanza”.
Forza, lavoro aerobico e prevenzione: di quali di questi tre aspetti non faresti a meno per giocare ad alto livello? “Dipende dal fisico dell’atleta. Io personalmente favorisco la prevenzione, anche perché sono “esplosiva” per natura e ho molto fiato, allora preferisco lavorare per evitare infortuni e problemi fisici”.
Sei entrata in contatto con tante atlete con cui hai giocato o con cui ti sei confrontata. Hai notato differenze nel lavoro di preparazione? “Certo, ho scoperto, ma non mi stupisce, che il lavoro è davvero molto specifico e varia da atleta ad atleta. A seconda delle proprie caratteristiche si lavora in maniera diversa e penso che questa sia la linea che si segue sempre di più anche in ottica futura. Lavorare sempre più in maniera specifica è fondamentale per il beach volley: mi rendevo conto di quanto fosse importante già nel volley indoor, sebbene fosse difficile un discorso di questo tipo perché un preparatore non può preparare dodici piani di lavoro diversi. Nel beach volley, dove si lavora su pochissimi atleti, è più semplice e mi auguro che si prosegua davvero in questa direzione”.
Intervista di Giuseppe Maddaluno
Greta Cicolari
nata a Osio sotto (Bg) il 23 agosto 1982,
Ha preso parte all’edizione dei Giochi Olimpici di Londra 2012 dove si è classificata al quinto posto.
Ha preso parte altresì a due edizioni dei Campionati Mondiali ottenendo come miglior risultato il quinto posto storico aStare Jabłonki 2013.
Ha vinto inoltre la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Mersin nel 2013.
I campi di Beach Volley cominciano ad affiorare in gran parte delle città, proprio come i campi da calcetto una decina di anni fa; si sta piano piano abbandonando l’idea che il beach volley può essere giocato solo nelle località marine, si sta abbandonando l’idea che il beach volley si possa giocare solo d’estate.
Ma la mentalità che stiamo cercando di cambiare è quella che il
BeachVolley non è uno sport solo per Adulti.
E’ vero, gran parte dei giocatori di Beach sono quelli che in inverno affollano le palestre dell’indoor, ma è anche vero che siamo agli albori di una crescita di uno sport che piano piano costruirà il suo bacino, che costruirà i suoi atleti, non andandoli a pescare da altri sport, ma crescendoli fino da bambini.
Così quasi per scherzo, abbiamo proposto con lo staff della Beach Volley Training un progetto per l’attività giovanile anche sulla sabbia, e come per magia i numeri cominciano ad arrivare, come per magia ci accorgiamo che anche i bambini, forse ancora di più degli adulti, hanno la voglia di sentirsi la sabbia tra le dita dei piedi, tra i capelli, hanno voglia di portarsela a casa dentro al borsone dopo un allenamento vero e proprio.
Tecnici qualificati hanno incominciato dalla base, dalla capacità di sapersi spostare da una parte all’altra senza perdere l’equilibrio, le attenzioni sono rivolte oltre che agli aspetti tecnici anche a tutti gli aspetti educativi, con momenti di allenamento, momenti ludici , momenti che insegnino la passione per uno sport, forse il loro primo sport.
Abbiamo la presunzione di dire che l’abbiamo voluto fare, non abbiamo copiato nessuno, crediamo fortemente nello sport per i giovani, sono loro il nostro futuro. Un bambino che oggi ha 12/14 anni in un ciclo olimpico potrebbe trovarsi a giocare ad altissimo livello, ma non solo grazie alle sue capacità, ma grazie alla nostra voglia di rimettessi in gioco, alla nostra passione per uno sport che ormai ci accompagna da più di 3 anni con numeri da favola.
Siamo partiti per gioco… proprio come fanno i bambini… e come i bambini siamo tornati a giocare.
Ecco i nostri ragazzi all’opera…
Ti aspettiamo … contatta con una mail a [email protected]
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Possono essere esercizi di riscaldamento se già effettuate un programma di potenziamento in sala pesi,
possono essere parte integrante del vostro allenamento sul campo, nel caso sia l’unico momento a cui dedicate attenzione alla preparazione fisica.
La vasta gamma di esercizi spesso confonde le idee al 99% degli atleti fai da te, ma allo stesso tempo con un potenziale enorme. Per questo con il video inserito qui sotto cercheremo di dare un piccolo ausilio a chi entrato sul campo non sa mai come scaldarsi, come allenarsi … o forse lo fa a caso …
Guardate il video, e poi commentiamo assieme le nostre scelte su Facebook
Esercizio 2: Affondo in Isometria su Skimmy
Il mantenimento di una posizione di affondo in condizione isometrica, invece è il primo “passo” di avvicinamento ad un esercizio di potenziamento vero e proprio. Riuscire a mantenere l’equilibrio in una fase isometrica ad angoli vicini ai 90° per l’arto in appoggio sull’elemento propriocettivo.
Anche in questo la durata dell’esercizio dipende dalla capacità di mantenere la corretta postura, sempre di almeno della durata di 20 secondi.
Esercizio 3: Affondo e Contropiegata su Skimmy
Il primo dei 4 esercizi che può essere considerato di potenziamento. è facile notare che a differenza dell’esercizio eseguito in palestra sarà possibile appoggiare il ginocchio sulla sabbia, questa è una richiesta del preparatore, in quanto la maggior parte delle fasi di spinta con questi angoli sono utilizzati per alzarsi dopo una azione di difesa.
Nel caso che l’esercizio venga seguito in palestra il ginocchio andrà a sfiorare il pavimento.
Esercizio 4: Affondo Laterale con Bagher su Skimmy
E‘ l’esercizio più vicino al movimento reale che poi verrà effettuato nella fase gioco, è il movimento che può essere allo stesso tempo migliorato, analizzato per una crescita tecnica più veloce.
La percezione del corpo e la sua posizione di equilibrio influiranno positivamente il Bagher sia esso di ricezione, di difesa o di alzata.
Abbiamo deciso di Inserire su tutte gli esercizi lo Skimmy, in modo che l’allenamento propriocettivo non manchi nemmeno nel caso si dovesse svolgere lo stesso allenamento nella più comune sala pesi.
Nel caso che la progressione venga svolto sul campo, l’elemento propriocettivo può essere sostituito dalla sabbia.
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