Oggi parliamo di problematiche agli ischiocrurali nel calcio di alto livello.
La rubrica ePhysio propone un articolo redatto dal fisioterapista dell’Atalanta B.C : MARCELLO GINAMI (ben 13 stagioni nel calcio che conta!!!) che ringrazio personalmente per la disponibilità e per la professionalità.
L’articolo in questione mostra l’intervento del fisioterapista sul campo e non. Ritengo che il lavoro proposto sia fatto molto bene e mostri con professionalità l’intervento preventivo del fisioterapista sulle lesioni agli ischiocrurali, non solo nel mondo del calcio ma in tutti gli sport che presentano problematiche a questo gruppo muscolare. Giovanna Malchiodi Albedi.
Nella pratica quotidiana del fisioterapista che lavora nell’ ambito dello sport, e in particolare degli sport dove gli sprint costituiscono una delle attività più frequenti, le lesioni ai muscoli della loggia posteriore della coscia costituiscono spesso uno dei problemi più rilevanti .
Questo tipo di infortunio causa spesso la perdita di molti giorni di allenamento (e naturalmente di impegni agonistici ufficiali), inoltre il processo riabilitativo è sovente molto difficile perché le richieste di accorciamento dei tempi portate avanti dai tecnici , mal si sposano con il rischio di ricadute e di complicanze (ad esempio cattive cicatrizzazioni , fibrosi o insorgenza di problemi cronici tipo hamstring syndrome).
In letteratura esistono molti saggi e molte pubblicazioni che si occupano in primis di anatomia e fisiologia del distretto muscolare in questione , ed altrettanti studi che illustrano le tappe del processo riabilitativo e di riatletizzazione.
Non altrettanto accade per il settore preventivo , in particolare per quello riguardante il lavoro del fisioterapista , nella sua parte più legata ad attività di terapia manuale.
Ho pensato quindi di riassumere in questo articolo ciò che l’esperienza pluriennale in campo fisioterapico e in campo sportivo , mi ha insegnato , sperando possa essere d’aiuto ai colleghi che si trovano ad affrontare i miei medesimi problemi.
Come detto prima, anatomia e fisiologia dei muscoli della loggia posteriore della coscia, sono state analizzate in modo particolareggiato da diversi studi , ai quali vi rimando. Ricordo semplicemente che si tratta di un distretto corporeo di notevole complessità , anatomicamente parlando , e dal punto di vista biomeccanico , in quanto molto sollecitato nelle attività che richiedono spostamenti veloci , e repentine contrazioni muscolari.
Per facilitare la comprensione degli esercizi che poi vedremo , mi limiterei a ricordare qualche particolarità.
Il bicipite femorale , è composto da due distinte strutture :
– il capo lungo che è bi-articolare , in quanto la sua inserzione prossimale avviene a livello della tuberosità ischiatica, ed è innervato dal Nervo Tibiale.
– il capo breve che è mono-articolare ( inserzione lungo la linea aspra , molto delicata e spesso causa di problemi di difficile individuazione ) , ed è innervato dal Nervo Peroneo Comune.
Questo muscolo ha più spesso problemi che insorgono in fase di spinta durante uno scatto.
Il semimembranoso ed il semitendinoso , entrambi bi-articolari, la cui contrazione ha anche una componente di adduzione ed intra rotazione della coscia, e di intrarotazione della gamba a ginocchio flesso.
Questi due muscoli (in particolare il primo) hanno più spesso problemi in catena cinetica aperta ( calcio a vuoto , estensione forzata del ginocchio con coscia flessa).
L’obiettivo ultimo degli esercizi che andrò a proporre è quello di permettere all’atleta di conseguire un condizionamento , il più possibile intenso e pratico , all’esecuzione di contrazioni eccentriche. È infatti appurato che sia proprio questo tipo di contrazione a causare , nella stragrande maggioranza dei casi , lesioni muscolari più o meno gravi.
Per quanto riguarda i suddetti esercizi , preferisco non indicare il numero di serie e di ripetizioni da effettuare, perché sono parametri molto dipendenti da : – abitudine all’esecuzione dell’esercizio (sia dell’atleta che del terapista).
-livello generale di fitness dell’atleta.
-livello specifico di condizionamento della loggia muscolare in questione.
-storia clinica dell’atleta ( in particolare riguardo a pregresse patologie nella zona interessata da questo articolo ).
Indicativamente si può parlare di un numero di ripetizioni variabile tra 4 e 10, partendo anche da una sola serie per arto.
La progressione di carico , e gli adattamenti al livello del singolo atleta , vanno portati avanti seguendo l’ esperienza quotidiana , la sensazione di lavoro effettivo , e naturalmente la familiarità con lo specifico esercizio , sia da parte dell’atleta che da parte del terapista ( non dimentichiamo che si tratta di un lavoro impegnativo anche per lui ).
ATTIVITÀ DI RISCALDAMENTO SPECIFICO
Ho scritto “specifico” perché prima di arrivare sul lettino fisioterapico, a svolgere questi due esercizi , sarebbe bene che l’atleta svolgesse un breve riscaldamento generale di tipo aerobico, comprendente anche una blanda mobilizzazione distrettuale.
Esercizio 1 – Indicazioni -Terapista : con la mano destra tiene l’arto inferiore sinistro dell’atleta appoggiato al proprio busto , impugnandolo nella zona poplitea. Con la mano sinistra , fa compiere delle estensioni del ginocchio all’atleta. L’intensità si può regolare modulando velocità del movimento , e grado di flessione della coscia sul bacino (maggiore flessione = maggiore tensionamento degli ischio-crurali ). Va comunque considerato un esercizio introduttivo , quindi da non eseguire in modo troppo forzato.
– Atleta : disteso sul lettino in decubito supino , rilassato e attento unicamente a non eseguire movimenti di compenso (aumento lordosi lombare , contrazioni isometriche dei muscoli dell’arto controlaterale). Unica indicazione , al momento del raggiungimento della completa estensione del ginocchio , contrarre il quadricipite , per fare in modo che , grazie al riflesso di innervazione reciproca di Sherrington , non si inneschi il riflesso miotatico inverso ( che porterebbe a limitare l’allungamento della loggia muscolare in questione )
Esercizio 2 – Indicazioni -Terapista : posto a fianco del lettino , pone sul lettino stesso il proprio ginocchio destro flesso , allo scopo di sostenere il ginocchio dell’atleta. Con entrambe le mani afferra i muscoli della loggia posteriore della coscia , trazionando blandamente verso l’alto . La presa , va variata scivolando lungo tutto il decorso del muscolo. L’esperienza e le conoscenze di anatomia palpatoria , permetteranno di saper individuare i diversi ventri muscolari , e le diverse inserzioni (distali e prossimali), per poter meglio focalizzare l’azione di “liberazione miofasciale”.
– Atleta : posto in decubito laterale sul fianco destro , deve unicamente effettuare delle lente flesso estensioni del ginocchio , per consentire alle dita del terapista di apprezzare e facilitare lo scorrimento delle fibre muscolari.
ESERCIZI SPECIFICI PREVENTIVI CON CONTRAZIONE ECCENTRICA
Esercizio 3 – Indicazioni -Terapista : posto a fianco del lettino, pone la mano sinistra a livello della parte posteriore dell’emibacino sinistro dell’atleta, con il compito di fissare il bacino , e impugna con la mano destra il tallone sinistro dell’atleta. Mentre l’atleta , con il ginocchio flesso a 90 gradi contrae i muscoli ischio-crurali con una forza moderata ( approssimativamente il 50% del proprio massimale ), il terapista ,contrastando e vincendo questa resistenza, porta il ginocchio in completa estensione. Una volta raggiunto il “fine corsa”, l’atleta si decontrae totalmente , e il terapista riporta l’arto alla posizione di partenza.
È molto importante che al termine del movimento , il piede vada oltre il bordo del lettino , poiché se ciò non avviene , non è possibile raggiungere la totale estensione.
Per concentrare il movimento maggiormente sul bicipite , la mano che impugna il tallone può mantenere il piede modicamente intraruotato. Viceversa per accentuare l’attivazione di semitendinoso e semimembranoso, il piede deve essere extraruotato.
– Atleta : posto in decubito prono , con le mani possibilmente aggrappate alle gambe del lettino. Deve , contraendo i muscoli della loggia posteriore della coscia, contrastare la spinta del terapista verso l’estensione del ginocchio , permettendogli di effettuare il movimento solamente a velocità moderata. Importante non sollevare il bacino dal lettino. Altrettanto importante imparare a dosare la propria resistenza , facendo in modo da ottenere una contrazione eccentrica il più fluida ed omogenea possibile.
Questo esercizio impegna maggiormente la metà distale dei muscoli in questione, e le relative giunzioni miotendinee.
-Atleta : seduto sul bordo del lettino , con ginocchia flesse a 90 gradi . Mani che afferrano il bordo laterale del lettino (bilateralmente) all’altezza grossomodo del gran trocantere , contrae i muscoli in questione , con una forza moderata e comunque modulabile in base al grado di educazione all’esercizio in questione ed agli obiettivi che si perseguono , opponendosi alla trazione del terapista , che deve poter ottenere una lenta estensione del ginocchio. Importante non sollevare il bacino , nè muovere l’arto controlaterale. Il ritorno alla posizione iniziale ( ginocchio flesso a 90 gradi , va ottenuto in totale decontrazione , con l’accompagnamento del terapista )
Per accentuare l’efficacia dell’esercizio , il busto va tenuto perpendicolare alla superficie del lettino , o addirittura lievemente sbilanciato in avanti.
Per ovviare allo svantaggio a livello di leva , e alla maggior forza che può così esprimere l’atleta , il terapista dovrebbe applicare la forza necessaria , utilizzando non solo l’arto superiore , ma spostandosi avanti e indietro con l’intero corpo.
-Atleta : posto in decubito supino , arto inferiore destro appoggiato sul lettino , arto inferiore sinistro impugnato dal terapista che lo tiene in flessione coxo-femorale di circa 40 gradi. Contrae i muscoli della loggia posteriore della coscia sinistra , spingendo quindi verso il basso , con intensità moderata , resistendo alla controspinta del terapista , ma permettendogli di aumentare il grado di flessione dell’anca fino a circa 90 gradi. Una volta giunti alla fine del movimento , decontrarre la muscolatura , e tornare alla posizione iniziale solo grazie all’accompagnamento della mano del terapista. Importante non staccare dal lettino nè il bacino , nè l’altro arto inferiore . Attenzione a non accentuare la lordosi lombare.
Indicazioni. -Terapista : posto di fianco al lettino , pone la mano sinistra sulla Spina Iliaca Antero Superiore sinistra dell’atleta , posto in decubito laterale sul fianco destro. La mano destra impugna il calcagno del piede sinistro dell’atleta , e vincendo la sua resistenza , lo tira verso di sè , provocando una flessione della coxo-femorale , avvicinandosi il più possibile ai 90 gradi.
-Atleta : posto in decubito laterale sul fianco destro. Arto inferiore destro poggiato al lettino (a ginocchio esteso) , ed arto inferiore sinistro ad esso sovrapposto. Contrae i muscoli della loggia posteriore della coscia sinistra , per contrastare la trazione effettuata dal terapista , permettendogli solamente una lenta flessione della coxo – femorale. Importante non effettuare movimenti di compenso con bacino e zona lombare , nè muovere l’arto inferiore destro.
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Fisioterapista presso Atalanta B.C.
Consulente esterno recupero atleti infortunati campionati 2001-2002 e 2002-2003
Fisioterapista prima squadra Campionati 2003-2004 2004-2005 2005-2006 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011 2011-2012 2012-2013 2013-2014
Utilizzo tecniche di terapia manuale, terapia strumentale, taping funzionale e chinesiologico, pronto soccorso sul campo, riatletizzazione.
Esperienza pluriennale di assistenza quotidiana a sportivi professionisti, con responsabilità tecniche e logistico-organizzative
Ad oggi (5-12-2013) 440 presenze in panchina in partite ufficiali (serie A ,serie B, Coppa Italia)
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